Critico interiore: cos’è e come mai ci autosabotiamo

da | Gen 26, 2022 | Autocritica

Vi è mai capitato di studiare tantissimo, arrivare all’esame e sentire una voce dentro di voi che vi dice: “Tanto ti bocciano” , quella vocina che sentite è il critico interiore: vediamo assieme cos’è e come mai ci auto sabotiamo.

Avete per caso visto la serie Strappare lungo i bordi di Zero Calcare? Vi consiglio di guardarla. Nella serie è presente un personaggio, l’armadillo, che viene definito come coscienza. Secondo me, incarna la figura del critico interiore. Ogni volta che il protagonista pensa di fare qualcosa, eccolo che arriva e lo terrorizza. Gli fa credere, addirittura, che la maestra di matematica cadrà in depressione perché non è più bravo come prima.

Che cos’è il critico interiore?

L’armadillo della serie o la voce che sentiamo nella nostra testa è il Critico Interiore.

Consiste in una serie di pensieri con i quali ci giudichiamo continuamente in maniera negativa, svalutandoci e umiliandoci.

È quella parte di noi, della nostra identità, che ci porta ad auto sabotarci, impedendoci di andare avanti nella vita.

Il nostro critico interiore agisce in diversi modi: ci ricorda ogni singolo errore, ci sminuisce e ci insulta, fa spesso confronti con gli altri a nostro sfavore, ci fa sentire in colpa, ci spaventa con tutti i possibili fallimenti, ci sveglia di notte per l’ansia delle cose da fare o che non abbiamo fatto, non ci aiuta a non commettere errori ma appena sbagliamo li sottolinea, catastrofizza ogni nostra mancanza o difetto.

La nostra parte critica funziona in due modalità:

  • come un genitore punitivo che ci scredita e ci punisce perché siamo cattivi. In questo caso la voce del nostro critico interiore ci fa sentire arrabbiati con noi stessi, meritevoli di essere puniti. I nostri pensieri assumono un tono molto duro che non lascia spazio al perdono. C’è autodenigrazione, autosvalutazione, ma anche autolesionismo o comportamenti autodistruttivi.
  • come un genitore esigente o critico. Ci fa continue pressioni per soddisfare richieste impossibili allo scopo di farci raggiungere degli obiettivi eccessivamente alti. Pensiamo di essere accettabili solo se siamo perfetti, capaci di mantenere tutto sotto controllo senza perdere tempo. Ma anche umili e capaci di mettere i nostri bisogni in secondo piano per assecondare quelli degli altri. Arriva anche nei momenti in cui scegliamo di esprimere noi stessi e i nostri sentimenti facendoci sentire in colpa. Ci può essere difficile prenderne le distanze perché potremmo aver raggiunto dei risultati e il timore è che se siamo più indulgenti verso di noi non saremo in grado di farlo di nuovo.

Ma quando nasce il nostro critico interiore?

Abbiamo compreso che cos’è ma proviamo a capire da dove ha origine.

Si forma durante l’infanzia e si modella sulla base delle nostre esperienze di vita.

È come se fosse un modello genitoriale interiorizzato che però, non funziona motivandoci e supportandoci, ma solo punendoci e limitandoci. In base a come sono stati soddisfatti i nostri bisogni emotivi impariamo a comportarci con noi stessi nello stesso modo.

Se ci è spesso stato ripetuto che non siamo capaci oppure che siamo dei disastri o che siamo disordinati e confusionari, impareremo a rivolgersi a noi stessi nello stesso modo.

Si forma, quindi, sulla base delle attitudini morali e comportamentali di uno o tutti e due i genitori o di quelle figure adulte significative con le quali abbiamo interagito da bambini.

Nel nostro critico interiore confluiscono quindi tutti i ricordi relativi alle critiche, alle punizioni o abusi subiti ma non coincide con le figure di riferimento reali. È un’interiorizzazione di questi messaggi ed esperienze che noi rielaboriamo e continuiamo a ripeterci una volta adulti.

Come fare a non auto sabotarci

Sarà capitato anche a voi di fare pensieri simili. La differenza la fa, però, quanto spesso vi capita.

Quanto è radicato questo critico interiore. Si attiva ogni volta che ci capita qualcosa oppure solo di rado? Quanto spesso la nostra parte più adulta riesce a metterlo a tacere?

Innanzitutto per cercare di mettere a tacere quella parte così critica e giudicante di noi dobbiamo imparare a riconoscerla.

Possiamo farlo partendo da come ci fa stare. Quindi quando ci si attivano quegli stati emotivi negativi molto intensi proviamo a fermarci e prenderne consapevolezza.

Cerchiamo di individuare i pensieri che sono legati a quello stato emotivo.

Iniziamo ad annotarci quali pensieri ci sono e proviamo a comprendere se vengono dal nostro critico interiore. Lo comprenderemo facilmente se sono pensieri molto svalutanti, esigenti o punitivi nei nostri riguardi.

Ricordiamoci che se anche, alle volte essere così duri, potrebbe averci portato ad ottenere risultati, questo ci è costato tanto in termini emotivi.

Le nostre capacità in realtà riusciamo ad esprimerle molto meglio se non siamo sotto pressione ma crediamo in noi stessi.

Le parole del critico interiore potrebbero essere basati su un dato di realtà, ad esempio un errore commesso, ma vanno a sottolinearlo non per aiutarci a rimediare ma per criticarci e colpevolizzarci.

Parlarci in quel modo non ci aiuta a sistemare la situazione né a stare meglio.

Quando arriva il critico interiore rende difficile raggiungere qualunque obiettivo serenamente o entrare in relazione con gli altri.

Per questo una volta che riusciamo a riconoscerla dobbiamo metterci subito una distanza.

Proviamo a ripeterci quello che diremo a un amico o una persona cara se si trovasse nella nostra situazione.

Proviamo a parlare a noi stessi con empatia e calore per aiutarci a trovare una modalità alternativa a quella del critico interiore.

Spesso arriverà nel momento in cui siamo stanchi o stressati. È importante in quei momenti riconoscerlo, metterlo a tacere e prenderci cura di noi, stando attenti a ciò di cui abbiamo bisogno.

Come abbiamo visto questa parte critica può essere più o meno radicata, a seconda delle nostre esperienze, per questo potrebbe essere difficile gestirla da soli.

In alcuni casi, prenderne consapevolezza e metterci le distanze potrebbe non bastare. Quel maledetto critico interiore potrebbe continuare a tornare a tormentarci. In questo caso è utile chiedere aiuto a un terapeuta che ci possa stare accanto nel percorso per imparare a metterlo a tacere.


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